"Passando per la valle del pianto la cambia in una sorgente;
anche la prima pioggia l'ammanta di benedizioni."
Sal 84,7

domenica 13 marzo 2011

Card. Bagnasco, Quaresima: "riscoprire il peccato e la grazia"



"Il nostro tempo deve riscoprire il peccato e la grazia. Ne abbiamo parlato troppo poco usando parole diverse, ma meno comprensibili, più poetiche, sentimentali ed emotive ma forse meno sostanziose". Ad affermarlo l'arcivescovo di Genova e presidente della Cei, card. Angelo Bagnasco, nell'omelia che ha pronunciato oggi pomeriggio nella cattedrale di San Lorenzo in occasione della messa con il rito dell'imposizione delle ceneri per l'inizio della Quaresima. "Sembra - ha affermato - che oggi siamo diventati tutti impeccabili, senza peccato, perché sembra che il peccato sia diventato impossibile. Si parla più volentieri di errore - e tutti sbagliamo e quindi nessuno è responsabile mai - ma il peccato è categoria religiosa e cristiana e la grazia è ancora più categoria religiosa cristiana". Il porporato ha poi richiamato "la gravità di ogni peccato": "Ci sono peccati veniali e mortali - ha spiegato - ma ogni peccato, lieve o grave che sia, è sempre una qualche azione, una qualche ombra nel rapporto con Dio e con il suo amore. È sempre, in qualche modo, un venire meno, non essere fedeli all'amore". Il cardinale ha quindi esortato a "sentire di più il peccato come infedeltà all'amore" in modo da essere "meno superficiali, meno distratti, di fronte anche ai peccati veniali perché ne coglieremo, come facevano i santi, tutta quanta la tristezza e il disagio". 
Si tratta di "non perdere la sensibilità dell'anima" al peccato per non "diventare elastici", "estremamente ondivaghi, capaci di lasciare passare nelle maglie della nostra coscienza di tutto, anche il peggio, perché si comincia sempre dal poco per arrivare al grande". Per questo bisogna "prestare attenzione alle piccole cose, alle piccole fedeltà, alle piccole azioni buone che hanno tutte un loro valore". Oltre al peccato, ha aggiunto il card. Bagnasco, "c'è la grazia" e se "anche abbonda il peccato, la grazia sovrabbonda perché Dio è padre e Cristo è il salvatore". "Dobbiamo oggi tornare a riscoprire la grazia nella sua bellezza e nella sua sovrabbondanza - ha aggiunto - per vivere gioiosi, per non mancare mai di fiducia, di speranza, per non vivere mai angosciati in questo mondo pieno di angosce che, prima che essere esterne, sono sempre interiori e nascono e si nutrono quando non viviamo della grazia di Dio che ci trasforma". Ricordando il messaggio per la Quaresima di Benedetto XVI, il cardinale ha poi spiegato che questo "è un tempo di grande impegno e di grande serietà e quindi di grande gioia", perché "non c'è un impegno vero nell'amore di Dio che non sia anche causa di grande gioia interiore", nel quale "i cristiani sono chiamati a riscoprire il proprio battesimo".

Fonti tratte da www.agenziasir.it