"Passando per la valle del pianto la cambia in una sorgente;
anche la prima pioggia l'ammanta di benedizioni."
Sal 84,7

sabato 25 giugno 2011

La conversione di Alfonso Ratisbonne

L'apparizione della Madonna del Miracolo nella Chiesa di Sant'Andrea delle Fratte a Roma 

(20 gennaio 1842)



La Madonna del Miracolo



Giovedì 20 gennaio 1842 verso le 12.45, il giovane Alfonso Ratisbonne accompagna, per pura cortesia, l’amico Teodoro de Bussière nella Chiesa di S. Andrea delle Fratte in Roma. Mentre l’amico è in colloquio con il Parroco, Alfonso visita curioso, con sguardo freddo ed indifferente la Chiesa, dove si stanno facendo i preparativi per il funerale del conte di Laferronnays. Passati non più di 10 minuti, rientrato in Chiesa, l’amico Teodoro trova Alfonso inginocchiato davanti alla cappella di S. Michele, profondamente assorto, quasi in estasi. «Ho dovuto toccarlo tre o quattro volte – scrive due giorni dopo al fratello di Alfonso – e poi finalmente volse verso di me la faccia bagnata di lacrime, con le mani giunte e con un’espressione impossibile a rendersi... Poi estrasse dal petto la Medaglia Miracolosa, la coprì di baci e di lacrime e proferì queste parole: “Ah! Come sono felice, quanto è buono Dio, che pienezza di grazia e di felicità!”».
Passata la commozione del momento, Alfonso viene accompagnato prima in albergo e poi nella Chiesa del Gesù, dal Padre Filippo Villefort che gli ordina di raccontare quanto ha visto e sperimentato. Alfonso, stringendo in mano la Medaglia Miracolosa, con commozione la bacia ed esclama: “L’ho vista, l’ho vista, l’ho vista!”. A stento poi, dominando la forte emozione, continua il suo racconto: «Stavo da poco in Chiesa, quando all’improvviso l’intero edificio è scomparso dai miei occhi, e non ho visto che una sola cappella sfolgorante di luce. In quello splendore è apparsa, in piedi, sull’altare, grande, fulgida, piena di maestà e di dolcezza, la Vergine Maria, così come è nella Medaglia Miracolosa. Una forza irresistibile mi ha spinto verso di Lei. La Vergine mi ha fatto segno con la mano di inginocchiarmi e sembrava volesse dirmi: “Così va bene!”. Lei non ha parlato, ma io ho compreso tutto!».
Nella deposizione del Processo canonico del 18/19 Febbraio 1842, Alfonso completerà: «Alla presenza della SS. Vergine, quantunque non mi dicesse una parola, compresi l’orrore dello stato in cui mi trovavo, la deformità del peccato, la bellezza della Religione Cattolica: in una parola capii tutto!».
Il 31 gennaio, nella Chiesa del Gesù, Alfonso Ratisbonne fa la sua abiura pubblica tra le mani del Cardinale Patrizi e riceve il Battesimo, prendendo anche il nome Maria. Diventerà Gesuita, Sacerdote e lavorerà con il fratello P. Teodoro, anche lui convertito, fondatore della Congregazione di Nostra Signora di Sion in Gerusalemme.
Alfonso Ratisbonne, penultimo di dieci figli, appartiene ad una famiglia ebrea di banchieri molto facoltosa, ma il cui senso religioso della tradizione ebraica e la fede nell’unico Dio si erano assai affievoliti, cedendo il posto all’interesse per il denaro. Orfano della mamma a quattro anni e del papà a quattordici, Alfonso è seguito dallo zio Luigi, ricchissimo banchiere senza figli, che provvede ai suoi studi. Frequenta il Collegio reale di Strasburgo, poi un Istituto protestante; consegue il Baccellierato in Lettere e quindi, a Parigi, la Laurea in Diritto.
Nella lettera autobiografica del 12 aprile 1842 al Padre Dufriche-Desgenettes, così descrive se stesso: «Amavo solo i piaceri; gli affari mi impazientivano e l’aria degli uffici mi soffocava: pensavo che nel mondo si vivesse solo per godere... Non sognavo che feste e piaceri e ad essi mi abbandonavo con passione... Ero un ebreo solo di nome, poiché non credevo nemmeno in Dio! Non aprii mai un libro di religione, e, nella casa di mio zio, come presso i miei fratelli e sorelle, non si praticava la minima Prescrizione del giudaismo».
In mezzo a questa povertà spirituale, Alfonso ha due richiami a valori più nobili e degni di essere vissuti. Il primo è la conversione al cattolicesimo (1827) del fratello maggiore Teodoro, più anziano di lui di 12 anni, che diventerà Sacerdote e fondatore della Congregazione di Nostra Signora di Sion in Gerusalemme; il secondo è il fidanzamento (1841) con la nipote Flora, di appena sedici anni, figlia del fratello Adolfo.
La conversione del fratello Teodoro ha suscitato la reazione ostile di tutta la famiglia, come se avesse tradito il suo popolo. Alfonso dal canto suo rompe ogni relazione con lui e, quando Teodoro partendo saluta i familiari, assicurandoli che avrebbe pregato per tutti loro, Alfonso ride sarcasticamente.
Flora Ratisbonne, bella ed intelligente, minore di 11 anni rispetto ad Alfonso, è troppo giovane ed ancora in età minorile. Gli anziani della famiglia decidono di prendere tempo e di allontanare Alfonso da Strasburgo, con un lungo viaggio turistico, dovunque gli sia gradito. Egli decide per l’Oriente, attraverso la Costa Azzurra, l’Italia, Malta e l’Egeo, e Costantinopoli come meta finale. Flora, preoccupata per la sua salute e più per la sua fede ebraica, gli fa giurare di non visitare Roma perché vi perversa la malaria, e perché il centro della cattolicità è un pericolo di perversione.
Invece, per un insieme di contrattempi imprevisti e coincidenze non volute, Alfonso da Napoli giunge a Roma dove, per un semplice atto di cortesia verso il Barone Teodoro de Bussière, amico del fratello, accetta di portare al collo la Medaglia Miracolosa e di recitare la preghiera di S. Bernardo Ricordati piissima Vergine.
La Madonna lo attende nella Chiesa di S. Andrea delle Fratte il giovedì 20 gennaio, lo abbaglia e lo converte come S. Paolo sulla via di Damasco.
                                                                       Don Mario Morra SDB

Ein Kerem, Nostra Signora di Sion, tomba di Alphonse Marie Ratisbonne


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lunedì 20 giugno 2011

Storia dell'Ordine ospedaliero Fatebenefratelli di S. Giovanni di Dio






Storia


L'Ordine Ospedaliero di San Giovanni di Dio (in latino Ordo Hospitalarius Sancti Ioannis de Deo) è un istituto di vita consacrata cattolico: i frati di questo ordine mendicante, detti popolarmente Fatebenefratelli, pospongono al loro nome le sigle O.H. o F.B.F.
Il nome Fatebenefratelli nasce dall'abitudine del fondatore e dei primi compagni di invitare i benefattori a collaborare economicamente alle opere di carità dell'ordine dicendo: «Fate del bene a voi stessi, fratelli, per amore di Dio».


I Fatebenefratelli nascono nella prima metà del XVI secolo ad opera di san Giovanni di Diolaico spagnolo che si dedicò alla cura dei malati, dei poveri e delle prostitute.
Sino alla morte di Giovanni, i suoi discepoli avevano formato gruppi privi di una vera e propria organizzazione. Solo a partire dal 1572 divennero una comunità religiosa vera e propria. Fecero propria la Regola di sant'Agostino e professarono i voti di povertà, castità ed obbedienza, nonché un quarto voto di assistere gli infermi.
Il merito di aver avviato la diffusione dei Fatebenefratelli fuori dalla Spagna fu di fra Pietro Soriano, che nel 1571 ne aveva guidato un piccolo gruppo nella battaglia di Lepanto, organizzandovi l'assistenza infermieristica sulle galee. Verso il 1572 egli aprì un ospedale a Napoli, da dove aprì una seconda fondazione a Roma, nel 1581. Nel 1584 fondò un terzo ospedale, a Perugia, e nel 1586 altri due, a Tarquinia ed a Palermo.
Col Breve Etsi pro debito, nel 1586papa Sisto V, concesse ai Fatebenefratelli l'elevazione ad ordine religioso. Tale inquadramento comportò una nuova organizzazione gerarchica, in base alla quale le comunità, ciascuna guidata da un priore, venivano raggruppate in Province religiose, con a capo dei Superiori provinciali che dipendevano da un Superiore generale con sede a Roma. Primo Superiore generale fu padre Soriano.
Grazie alla struttura centralistica, non legata alle divisioni politico-statali, i Fatebenefratelli poterono programmare con piena autonomia la loro diffusione non solo nelle altre nazioni cattoliche dell'Europa, ma anche nelle cosiddette "terre di missione", soprattutto in America Latina ed Asia, poi più di recente anche in Africa e in Australia.
Durante i primi tre secoli, però, le ingerenze statali e le varie rivoluzioni civili non permisero ai Fatebenefratelli di convocare un vero e proprio Capitolo Generale dell'ordine, che si poté svolgere solo nel 1887.

Oggi

I Fatebenefratelli si dedicano all'assistenza ai malati e ai bisognosi. La Chiesa li ha riconosciuti come ordine mendicante, cioè come ordine che non vive la clausura monastica o il ritiro proprio dei Canonici regolari.
Oltre ai Confratelli, laici consacrati e sacerdoti, l'ordine ha nei propri centri di accoglienza anche 45.000 collaboratori lavoratori e oltre 8.000 volontari.
Oltre alle cure, alla riabilitazione, all’accompagnamento per i malati o per gli emarginati, compito dell'ordine è anche quello di promuovere l’evangelizzazione, seppur partendo dall'accoglienza e non dalla predicazione.
Al 31 dicembre 2009, l'ordine contava 218 conventi e 1.204 frati, 136 dei quali sacerdoti.

Organizzazione in Italia

In Italia le comunità sono 22. A Roma è presente la Curia Generalizia in Via della Nocetta dove risiede il Generale. Dipendono dalla curia l'ospedale dell' Isola Tiberina, la Farmacia Vaticana ed il Centro Studi Internazionali di via della Nocetta, le restanti 21 fanno capo, per il nord alla provincia Lombardo-Veneta e per ilcentro-sud alla Provincia Romana. Inoltre fanno parte delle due provincie le case delle Filippine della Provincia Romana e dell'Africa ed Israele per la Provincia Lombardo-Veneta.


Fonte tratta da www.wikipedia.org

San Giovanni di Dio