"Passando per la valle del pianto la cambia in una sorgente;
anche la prima pioggia l'ammanta di benedizioni."
Sal 84,7

giovedì 10 marzo 2011

Storia dell'ordine dei Ministri degli Infermi (Camilliani)





L'ordine dei Ministri degli Infermi, meglio conosciuti come Camilliani, venne fondato a Roma da S. Camillo de Lellis (1550-1614) nel 1584 e venne riconosciuto come tale nel 1591 da Papa Gregorio XIV.
Il principio ispiratore che mosse il suo ideatore, e che tuttora permea gli animi e l'operato dei seguaci, é il servizio umano e cristiano della cura e assistenza sanitaria considerato nella sua completezza sia materiale che spirituale.
L’Ordine è costituito da sacerdoti e fratelli e, come sancisce la sua stessa Costituzione, si dedica «prima di qualsiasi cosa … alla pratica delle opere di misericordia verso gli infermi» e fa sì che «l’uomo sia messo al centro dell’attenzione del mondo della salute».
I membri dell’Ordine emettono i voti di castità, povertà e obbedienza e consacrano la loro vita «al servizio dei poveri infermi» mettendo a rischio la loro stessa vita ispirati dall’opera di San Camillo, che dedicò tutta la sua vita alla cura amorevole dei malati, stando sempre vicino agli ultimi e ai più deboli. 
L'Ordine si è diffuso progressivamente nel corso degli oltre quattro secoli di storia. Accanto alla fase di forte espansione nel suo primo secolo di vita, vi sono stati momenti difficili a partire dalla fine del XVIII e per tutto il XIX, a causa delle soppressioni napoleoniche e a quelle governative italiane. A metà dell'‘800, però, vide la nascita della Provincia Lombardo-Veneta, accanto alle preesistenti Romana, Siciliana e Piemontese, e alla fine del secolo la Congregazione si diffuse in Francia, Spagna, Olanda, Germania. Nella prima metà del ‘900 si è aggiunta la presenza in Brasile, Polonia, Irlanda, Inghilterra, Usa, Perù, Argentina.
Dopo la Seconda guerra mondiale si sono avute le fondazioni in Canada, Australia, Argentina, e le missioni in Asia, Africa e America Latina e nell’Europa orientale. Nel 1946 cinque camilliani partirono per la Cina e iniziarono una Missione nella regione dello Yunnan. Dopo sei anni furono costretti dalle truppe di Mao Zedong a lasciare la Cina. Si trasferirono quindi in Thailandia, a Formosa e nelle Isole Pescadores. Da queste fondazioni ne sono nate altre nelle Filippine, India, Laos e Vietnam.Le missioni in Africa ed in America Latina, invece, nacquero tra gli anni '60 e '70.
Attualmente l'ordine è presente nei cinque continenti e conta 1.200 religiosi e 156 case.







Fonte tratta da www.fondazionecamilliana.org



mercoledì 9 marzo 2011

Meercoledi delle Ceneri, il suo significato:

Il Mercoledì delle Ceneri segna l'inizio della Quaresima, tempo di penitenza, di conversione e di rinnovamento della vita. In questo giorno, durante la celebrazione si pone sul capo dei fedeli della cenere, per dimostrare la pochezza dell'uomo. Dette ceneri si hanno bruciando le palme e i rametti di ulivo, che erano stati benedetti la Domenica delle Palme dell'anno precedente.

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“Sei polvere e in polvere tornerai”(Gn 3,19). Queste parole, pronunciate per la prima volta da Dio e rivolte ad Adamo in conseguenza del peccato commesso, sono ripetute oggi dalla Chiesa ad ogni cristiano per ricordargli tre verità fondamentali: il suo nulla, la sua condizione di peccatore e la realtà della morte.
La polvere – la cenere imposta sul capo dei fedeli- che non ha consistenza e basta un lieve soffio di vento perché si disperda, dice molto bene il nulla dell’uomo. “Signore… la mia esistenza è come un nulla davanti a te”(Sl 39,6), esclama il salmista.
Come ha bisogno l’orgoglio umano di spezzarsi di fronte a questa verità! E non solo l’uomo per se stesso è niente, ma è anche peccatore, lui che si serve dei doni ricevuti da Dio per offenderlo.
La Chiesa oggi invita i suoi figli a curvare il capo per ricevere le ceneri in segno di umiltà, invocando il perdono dei peccati; e nello stesso tempo ricorda ad essi che in pena delle loro colpe dovranno un giorno ritornare in polvere.
Peccato e morte sono i frutti amari e inseparabili della ribellione dell’uomo al suo Signore.
“Dio non creò la morte” (Sp 1,13); essa è entrata nel mondo attraverso il peccato e ne è la triste ricompensa” (Rm 6,23).
Creato da Dio per la vita, la gioia, la santita’, l’uomo porta in sé un germe di vita eterna (GS !8); perciò non può non soffrire di fronte al peccato e alla morte che minacciano di impedirgli il conseguimento del suo fine e quindi la piena realizzazione di sé.
Tuttavia l’invito della Chiesa a riflettere su queste dolorose realtà non mira a deprimere gli animi in una visione pessimistica della vita, ma piuttosto ad aprire i cuori al pentimento e alla speranza.
Se la disobbedienza di Adamo ha introdotto nel mondo il peccato e la morte, l’obbedienza di Cristo ne ha portato il rimedio.
La Quaresima dispone i fedeli a celebrare il mistero pasquale che è appunto il mistero attraverso il quale Cristo salva l’uomo dal peccato e dalla morte eterna, mentre trasforma la morte corporale in passaggio alla vera vita, comunione beatificante e senza fine con Dio. Il peccato e la morte sono vinti da Cristo morto e risorto e l’uomo sarà partecipe di tale vittoria quanto più lo sarà della morte e della risurrezione del Signore.
Questo dice il Signore: “Ritornate a me con tutto il vostro cuore, con digiuno, con pianto e cordoglio. Laceratevi i cuori e non le vesti” (Giov. 2, 12-13). L’elemento essenziale della conversione è proprio la contrizione del cuore: il cuore spezzato, macerato dal pentimento dei peccati. Il pentimento sincero, infatti, include il desiderio di cambiar vita e conduce in pratica a tale cambiamento. Nessuno è esonerato da questo impegno: ogni uomo, anche il più virtuoso, ha sdempre bisogno di convertirsi, ossia di volgersi a Dio con maggior pienezza e fervore, superando quelle debolezze e fragilità che sminuiscono l’orientamento totale a lui……
La Quaresima è appunto il tempo classico di questo rinnovamento spirituale : “Eccolo ora il momento favorevole, eccolo ora il giorno della salvezza” (2 Cr 6,2), avverte San Paolo; sta ad ogni fedele farne un momento decisivo per la storia della propria salvezza personale.
“Vi supplichiamo in nome di Cristo; riconciliatevi con Dio” insiste l’Apostolo e incalza : “vj esortiamo a non accogliere invano la grazia di Dio”.
Non soltanto chi è in peccato mortale ha bisogno di riconciliarsi col Signore, ogni mancanza di generosità, di fedeltà alla grazia impedisce l’amicizia intima con Dio, raffredda i rapporti con lui, è un rifiuto al suo amore e perciò esige pentimento, conversione, riconciliazione.
Gesù stesso, nel Vangelo (Mt 6,1-6 . 16,18), indica i grandi mezzi che devono sostenere lo sforzo della conversione: l’elemosina, la preghiera, il digiuno; e insiste soprattutto sulle disposizioni interiori che li rendono efficaci.
L’elemosina “espia i peccati”, ma quando è compiuta unicamente per piacere a Dioe per sollevare chi è nel bisogno, e non per essere lodati.
La preghiera unisce l’uomo a Dio e impetra la sua grazia, ma quando sgorga dal santuario del cuore , e non quando è ridotta a vana ostentazione o a semplice muover di labbra.
Il digiuno è sacrificio gradito a Dio e sconta le colpe , purchè la mortificazione del corpo sia accompagnata da quella più importante dell’amor proprio. Solo allora, conclude Gesù, “il Padre tuo che vede nel segreto ti ricompenserà” (Mt 6,4.6.18), ossia perdonerà i peccati e concederà grazia sempre più abbondante.

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O Gesù, com’è lunga la vita dell’uomo, malgrado si dica che sia breve! Breve, mio Dio, per arrivare con essa a guadagnarsi la vita che non ha fine, ma lunghissima per l’anima che desidera di vedersi presto con te.
Anima mia, quando ti inabisserai in questo sommo Bene e conoscerai quello che egli conosce, amerai quello che egli ama e godrai quello che egli gode, allora entrerai nel tuo riposo; la tua volontà perderà la sua incostanza, né andrà più soggetta a mutamenti…; godrai sempre di lui e del suo amore. Beati quelli che sono scritti nel libro di questa vita!
Se tu lo sei, perché anima mia, ti rattristi e mi conturbi? Spera in Dio a cui nuovamente confesserò i miei peccati e di cui proclamerò le misericordie…
O Signore, amo meglio vivere e morire nella speranza e nello sforzo per l’acquisto della vita eterna, che possedere tutte le creature con i loro beni fugaci. Non abbandonarmi, o Signore! Io spero in te e la mia speranza non sarà confusa.
Appena ci pentiamo di averti offeso, tu dimentichi ogni nostro peccato e malizia. O bontà veramente infinita! Che si può volere di più? Chi non arrossirebbe di domandarti tanto? Questo è il momento di approfittarne, accettando, quanto tu , pietoso Signore, Dio nostro, ci offri.
Tu vuoi la nostra amicizia. Chi rifiuterà di concedertela, quando tu non hai rifiutato di spargere tutto il tuo sangue per noi, sacrificando la tua vita?

(Santa Teresa di Gesù)





Fonte tratta da www.concristopietreviveforumfree.com